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I luoghi
Di Admin (del 20/02/2011 @ 18:59:41, in CENNI STORICI, linkato 2067 volte)

In ambiente colto, nella prima metà dell'ottocento, vanno via via scomparendo minuetti ed altre danze di corte e il valzer, la polka e la mazurca iniziano a dominare la musica da ballo.

L'espressione musicale più vivace in Romagna nella seconda metà del secolo scorso fu il teatro. Ogni città, anche minore, viveva la propria esperienza musicale attorno all'attività del rispettivo teatro. Le sale teatrali furono il punto di riferimento culturale e aggregativo non solo come tempio della lirica ma anche come grandi sale per ballo. Sin dai tempi della Romagna giacobina (1797-1805) il teatro fu sede dei viglioni di carnevale. Il ruolo polifunzionale ed interclassista dei teatri cittadini non è di poco conto, in quanto, anche in epoche restrittive "la quantità di aspettative riposte sull'apertura del teatro, rimangono comunque molte, non solo come principale luogo di pubblica sociabilità, ma come vetrina di presentazione della città all'esterno. (C. Sorba, Teatri: l'Italia del Melodramma nell'età del Risorgimento, Bologna, Il Mulino, 2002, p.57). Dopo l'unità, in Italia cresce il fenomeno dell'urbanizzazione, nuove classi sociali si affacciano sulla scena, si afferma il ceto medio borghese. Crescono i luoghi e le occasioni di offerta e di consumo musicali. Non solo i teatri ma anche le sale dei vari circoli cittadini divennero occasioni di incontro, aggregazione e divertimento. Nel 1870 l'Italia risorta a dignità di nazione comincia a rivolgere le sue cure all'educazione e al''emancipazione delle classi lavoratrici che trovano sviluppo nelle leghe di mestiere, nelle camere del lavoro, nelle cooperative, nelle corporazioni sindacali; le associazioni politiche si moltiplicano a dismisura, si fabbricano le case del popolo, nelle quali trova sede naturale, spaziosa e dignitosa la sala da ballo. Come ricorda la dott.ssa Paola Sobrero nel n° 75 del 2005 di "Romagna arte e storia" prendendo spunto da E. Ceccarelli e Franco dell'Amore: "I luoghi fisici del ballo erano pertanto luoghi differenti ma spesso comuni ai ceti sociali diversi: erano i locali da sognodella marina riminese, le aie di campagna e le piccole butèghe, osterie contadine per la mescita del vino, i cameroni delle adunanze politiche e le piscaze cittadine; ma erano anche le pisattaforme balneari, le pagode, i sagrati delle chiese, i club e i circoli cittadini e soprattutto i teatri, luoghi pubblici che durante l'ottocento anche ogni piccola cittadina aveva fatto gara a edificare per farne i centri privilegiati dell'incontro sociale e della comunità. Come dice Ferruccio Farina (Danze e vacanze nella riviera di Rimini in Romagna, Romagna arte e storia n°75/2005), "è il 1873 l'anno in cui a Rimini sulla Riviera Romagnola, viene inaugurato un grandioso stabilimento balneare, proponendo così al nascente mercato del turismo un'idea di vacanza che affianca l'obsoleta offerta terapeutica dei bagni di mare di settecentesca matrice, ogni possibile "moderno" piacere borghese mondano, ballo in testa". Nasce il Kursaal che ha una pista da ballo di 180 mq, La Pagoda piattaforma interamente costruita sul mare, anche in altre località rivieresche questa esigenza fu sentita; a Cattolica sorge un omonimo locale Kursaal, a Cesenatico la rivista "Satana" del 25 agosto 1877 annuncia un "Gran Veglione estivo" negli stabilimenti balneari, a Cervia una grande piattaforma sul mare. In Bellaria non si è da meno e sorgono: la piattaforma "Italia" e lo stabilimento bar "Norge".


Piattaforma Bar Italia a Bellaria

È anche questo il periodo in cui in Romagna si inizia a sentir parlare del "Festival", che evidentemente non è riferito alla oggi ben conosciuta manifestazione canora sanremese, ma è un tendone viaggiante di un signore che si chiama Carlo Brighi originario di Fiumicino comune di Savignano sul Rubicone, sotto questo tendone vi suona la sua orchestrina, solitamente formata da cinque elementi. nel 1899 il capannone Brighi (come cita una fotocartolina del 1902) sbarca a Bellaria e vi si stabilisce. Questo fatto è anche riportato su un periodico dell'epoca che si chiama "Nuova Vita" e il 13 agosto 1899 scrive: "è una semplicissima struttura coperta da un telone, all'interno della quale suona un orchestra degna di una sala dorata. In una pubblicazione pubblicitaria dell'anno successivo, rivolta chiaramente ai turisti, vi si leggeva: "Il Festival del Signor Brighi, il noto Zaclèn, è quest'anno spendidamente illuminato a gas acetilene e si prevedono riuscite feste per i bagnanti". Nel 1910, con na costruzione di mattoni, divenne il "Salone Brighi".


Salone Brighi inaugurato nel 1910

"Alle proliferanti orchestrine si affiancavano le rispettive, concorrenti fanfare, che a queste si univano o si alternavano a sottolineare, con musiche da ballo inserite nei loro repertori, anche i momenti salienti della vita pubblica e associativa " (R. Alessi, Calda era la terra, Rocca San Casciano, 1961 - Paola Sobrero, in Romagna Arte e Storia, n° 75), da questo momento non vi sarà più circolo bianco, rosso o verde, che non abbia una sala destinata ad ospitare serate da ballo, anche i magazzini vengono trasformati in sale da ballo, soprattutto nel periodo di Carnevale. Alessi rievoca episodi e contese, insieme a figure di giovinezza, fra cui i componenti di una intera famiglia, quella dei Balach, "posseduti dal demone della danza" al punto che il vecchio aveva chiamato le figlie Tersicore ed Euterpe e sosteneva che "un romagnolo che non sappia ballare il valzer non è un romagnolo" (R. Alessi, id.). Fino alla seconda guerra mondiale sarà un continuo aumento di occasioni per ballare e quindi anche i luoghi si moltiplicano. L'epoca fascista, cambia i nomi ai circoli che diventeranno le Case del Fascio, ma la musica e i balli continueranno fino allo scoppio del conflitto mondiale. "Arriva la guerra e i permessi sono ritirati, non si suona e non si balla più", così dice Secondo nell'intervista del 1967 di Giorgio Vecchietti. Ma già nel 1944 a Cesena si ricomincia a ballare, è la sala del famosissimo Hotel Leon D'Oro ad aprire le danze prima con i Tedeschi e poi subito dopo con gli Inglesi. Diventa un periodo di balli continui, festa o non festa che sia, tanto che anche il Vescovo di Cesena ormai estenuato da questa situazione ordina di non benedire più i luoghi dove si sono tenute danze. Per capire meglio la situazione nello stesso periodo il generale inglese Stevens fece un intervento radiofonico alla BBC e disse alla fine: "In Inghilterra, in Francia, in Belgio, in Germania si lavora e in Italia si balla e si chiacchera! Buona sera". Il termine della guerra fu un ritorno alle sale da ballo. A Bellaria nell'ottobre del 1947 fu inaugurata la Sala Cristallo; il ritorno al ballo è definitivo e con gradualità si ritorna a ballare e a divertirsi e di pari passo anche i locali ricominciano ad organizzarsi.


Sala da ballo - Cristallo - Bellaria

La consacrazione definitiva dei locali da ballo sarà però solamente negli anni '60, per arrivare poi negli anni '70 a una vera e propria edilizia dedicata, con architetti che si dicono specializzati in essa 1977.


Ca' del Liscio - cartolina di inaugurazione