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Le origini
Di Admin (del 22/02/2011 @ 11:41:58, in CENNI STORICI, linkato 1800 volte)
La tradizione della musica e del ballo in Romagna si delinea nella seconda metà del 1800 e il violinista Carlo Brighi (1853-1915) detto Zaclèn (anatroccolo) ne è considerato il capostipite, nel ruolo di compositore e capo di una delle più rinomate orchestre da ballo del tempo.
Un periodico dell’epoca riporta in un articolo la descrizione della sala da ballo itinerante di sua invenzione, il capannone Brighi: “una semplice struttura coperta da un tendone dove suona un’orchestra degna di una sala dorata”.
A diffondere il genere musicale e a comporre le indimenticabili note di Romagna mia sono il talento e la passione di Secondo Casadei (1906-1971) soprannominato “lo Strauss della Romagna”. Il maestro stesso sosteneva che il suo era “un genere musicale che non sarebbe mai tramontato finché ci fosse stata una sola persona che avesse avuto voglia di ballare”. 
                        
Il liscio comprende valzer, polka e mazurka. Nella Romagna dell’ottocento, prima che questi fossero introdotti nei circoli cittadini e nelle campagne per poi dare origine al liscio romagnolo, c’erano altri balli della tradizione popolare.
Tra i più diffusi il trescone, la monferrina, il saltarello, la furlana, il bergamasco e la padovana. Il ballo del sospiro, il ballo in tondo, il ballo dell’uccellaccio, la girometta, l’amante nuova, il ballo del fiasco, il ballo dello schioppo, il ballo dei gobbi, il ballo della lepre, il ballo delgi sposi, la galletta, la roncastella. Sono i tanti altri dai nomi fantasiosi, riferiti nelle sue ricerche da Francesco Balilla Pratella, musicologo, ricercatore e studioso di tradizioni romagnole.
Molti dei musicisti che formarono le prime orchestre da ballo in Romagna frequentarono le Scuole Comunali di Musica di Cesena e di Ravenna. Oltre a Carlo Brighi, probabile allievo del maestro cesenate Antonio Righi, vanno ricordati Urbano Fusconi, Secondo Casadei allievo di Emilio Gironi e a Ravenna, Aldo Bavolenta e Romolo Zanzi entrambi allievi di Giovanni Sarti.
Alla fine dell’ottocento da un suonatore di organetto a mantice, le prime orchestrine si ampliarono introducendo e rilon, il lirone, strumento tra il violoncello e il contrabbasso, a tre corde, e in seguito e fabiol, il fabiolo, piccolo clarinetto in Do ad un’ottava in bosso con due o tre chiavi di ottone. L’orchestra si completò poi con l’introduzione della chitarra e del violino.
La Romagna fu terreno fertile per la nascita di un’infinità di piccole orchestre non di soli ottoni ma di archi anche perché il fine e delicato suono dei violini non fosse privilegio soltanto dei circoli aristocratici. Il passaggio dall’orchestra di ottoni a quella di archi può, in altri termini, considerarsi il passaggio dalla banda all’orchestrina da ballo con un repertorio inizialmente simile. La banda, da una parte, alle marce ed ai pezzi tratti dal repertorio lirico affianca ballabili quali valzer, polke, mazurke, ecc.; l’orchestrina da ballo, dall’altra, oltre ai pezzi ballabili mantiene in repertorio qualche brano tratto dalle opere di Verdi, Gounod e altri autori di musica lirica e classica adeguandolo al proprio organico strumentale.
 
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