In ambiente colto, nella prima metà dell'ottocento, vanno via via scomparendo i minuetti ed altre danze di corte e il valzer, la polka e la mazurca iniziano a dominare la musica da ballo.
L'espressione musicale più vivace in Romagna nella seconda metà del secolo scorso fu il teatro. Ogni città, anche minore, viveva la propria l'esperienza musicale attorno all'attività del rispettivo teatro. Il teatro fu punto di riferimento culturale e aggregativo non solo come tempio della lirica ma anche come grande sala per il ballo. Sin dai tempi della Romagna giacobina (1797-1805) il teatro fu sede dei veglioni di carnevale.
Dopo l'Unità, in Italia cresce il fenomeno dell'urbanizzazione, nuove classi sociali si affacciano sulla scena, si afferma il ceto medio borghese. Crescono i luoghi e le occasioni di offerta e di consumo musicali. Non solo i teatri ma anche le sale dei vari circoli cittadini divennero occasioni di incontro, aggregazione e divertimento.
Nel 1870 l'Italia risorta a dignità di nazione comincia a rivolgere le sue cure all'educazione e alla emancipazione delle classi lavoratrici che trovano sviluppo nelle leghe di mestiere, nelle camere del lavoro, nelle cooperative, nelle corporazioni sindacali; le associazioni politiche si moltiplicano a dismisura, si fabbricano le case del popolo, nelle quali trova sede naturale, spaziosa e dignitosa la sala da ballo.
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